Legend di Ridley Scott è un film che oggi vive nell’ombra dei grandi successi del regista britannico, ma che, per chi ama l’estetica gotica, le creature da fiaba oscura e le atmosfere epiche contaminate dal sogno, merita più attenzione di quella che ha ricevuto ed è meglio di molta melma uscito nello stesso anno del film.
Un fantasy diverso
Legend è uscito nel 1985, nel pieno della “fantasy mania” che il cinema americano stava cavalcando dopo il successo di Conan il Barbaro (1982) e The Dark Crystal (1982). Ma a differenza di molti altri film fantasy di quel periodo, Ridley Scott ha voluto creare qualcosa di più raffinato, visivamente straordinario e quasi operistico.

Con un’estetica fortemente ispirata all’arte rinascimentale, ai dipinti preraffaelliti e a Bosch, Legend si pone a metà strada tra un sogno incantato e un incubo teatrale. Ed è proprio in questa ambiguità che risiede il suo fascino e, purtroppo, anche il motivo del suo insuccesso.
Tre versioni dello stesso film
Ridley Scott aveva in mente un’opera lirica, quasi fuori dal tempo. Il suo obiettivo era creare una fiaba oscura, densa di simbolismo e atmosfera. Tuttavia, il film risultò piuttosto confuso per molti spettatori e non riuscì a decollare al botteghino. Proprio per questo, la 20th Century Fox e la Universal decisero di intervenire, distribuendo due versioni diverse dello stesso film, ciascuna con un montaggio differente.

La prima versione fu distribuita in Europa da 20th Century Fox ed è quella che arrivò anche nelle sale italiane. Un film dal ritmo più lento, carico di atmosfera, accompagnato dalla colonna sonora sinfonica e drammatica di Jerry Goldsmith (già autore delle musiche di Alien e altri filmetti).

La seconda versione, pensata per il mercato americano, fu modificata dalla Universal, che deteneva i diritti di distribuzione negli Stati Uniti. Temendo che il pubblico trovasse il film troppo lento e difficile, decisero di tagliare alcune sequenze (circa cinque minuti in meno) e, soprattutto, sostituirono completamente la colonna sonora: via Goldsmith, dentro i Tangerine Dream, con un sound elettronico molto anni ’80. Il risultato fu un film più rapido, ma anche meno coerente con l’estetica fiabesca di Scott.
Nonostante questi cambi di rotto il film andò abbastanza male negli Stati Uniti e anche nel vecchio continente
Quasi vent’anni dopo, il regista riuscì finalmente a mettere mano alla sua creatura e pubblicò una Director’s Cut una terza versione, Non si trattava solo di un semplice rimontaggio: questa era la versione che aveva sempre voluto far uscire, con oltre venti minuti di materiale in più.
L’ ultimo unicorno
La trama di Legend è abbastanza semplice, il male vuole distruggere l’ultimo unicorno per spegnere per sempre la luce nel mondo. La principessa Lili, ingenua e curiosa, commette un errore che scatena il disastro. Jack (Tom cruise) deve rimediare, affrontare il buio, salvare lei, e riportare l’equilibrio nel mondo.
Il signore delle tenebre
Il cattivo di Legend è uno dei personaggi più iconici e affascinanti mai apparsi in un fantasy anni ’80: Darkness, o Il Signore delle Tenebre, interpretato da un irriconoscibile ma straordinario Tim Curry. Darkness non è solo un antagonista: è l’incarnazione pura del male, un’entità quasi mitologica che vive nell’ombra, in attesa del momento in cui la luce scomparirà per sempre.

Il suo obiettivo è semplice e apocalittico: uccidere l’ultimo unicorno e far calare l’oscurità eterna sul mondo. La sua presenza domina ogni scena, anche quando appare poco. L’estetica del personaggio è leggendaria: corna gigantesche, pelle rossa, zoccoli, un corpo imponente e un volto demoniaco. Il trucco prostetico usato per trasformare Tim Curry è ancora oggi considerato uno dei più impressionanti mai realizzati. Ci volevano ore ogni giorno solo per prepararlo.
Perché vederlo?
Non è un film perfetto. non è nemmeno un film completamente riuscito. Ma è un film unico. E in un’epoca dove tutto tende a somigliarsi, forse è l’unica cosa che conta davvero è la fiaba Ridley Scott ha un fascino tutto suo.