Imaginary (2024) – Un peluche da incubo

Un horror che parte da un concetto intrigante ma si arena

Imaginary, prodotto da Blumhouse e diretto da Jeff Wadlow, parte da una premessa intrigante: e se gli amici immaginari dell’infanzia fossero reali… e vendicativi? Peccato che, nonostante l’idea interessante, il film non riesca mai a diventare qualcosa di veramente originale o inquietante. Al contrario, si arena in una narrativa prevedibile, con personaggi piatti e una messa in scena che raramente riesce a sorprendere.

Soggetto promettente con un sviluppo della storia mah..

L’idea di base, un’amica immaginaria dell’infanzia che ritorna come entità maligna ha un grande potenziale psicologico ed emotivo. Ci si potrebbe aspettare un’esplorazione profonda del trauma, della memoria, della mente infantile. Imaginary si limita a usare questa premessa come scusa per costruire un horror molto convenzionale con molti jump scare.

Personaggi abbozzati

Il personaggio principale, Jessica (interpretata da DeWanda Wise), ha un background interessante: è una scrittrice per bambini che torna nella sua vecchia casa con il nuovo marito e le due figlie acquisite. Ma nonostante le premesse, la sua caratterizzazione rimane abbozzata. Jessica subisce eventi, ma raramente li guida. Le sue motivazioni restano oscure o superficiali, e il film si affida troppo a flashback e spiegoni per costruire la sua storia.

Anche i personaggi secondari, come il marito Max, le figlie Alice e Taylor, e l’inquietante vicino, sembrano messi lì più per edulcorare la trama, Max addirittura scompare a metà film, e la cosa non viene più affrontata seriamente.

Dialoghi spiegoni

Uno dei problemi principali del film è la sua sceneggiatura. I dialoghi sono spesso didascalici, pieni di spiegazioni su cosa stia succedendo o su cosa significhi una determinata scena. Il risultato è che lo spettatore non ha lo spazio per interpretare o immaginare perché subito viene spiegato tutto. Imaginary, cambia per tre volte tono ,inizia come un horror psicologico, si trasforma in un fantasy oscuro, poi torna all’horror familiare.

Un horror che non decolla

Blumhouse è famosa per i suoi horror a basso budget ma ad alto impatto emotivo (Paranormal Activity, Insidious, Get Out). Ma Imaginary non riesce a generare vera paura. Gli jump scare sono prevedibili, l’atmosfera non è mai davvero opprimente, e il senso di pericolo resta vago fino agli ultimi venti minuti.

L’orsacchiotto Chauncey, il “villain” immaginario del film, avrebbe potuto essere una presenza inquietante come Slappy di Goosebumps o Annabelle, ma risulta più ridicolo che minaccioso. Il design della creatura è piuttosto piatto, e la CGI non aiuta a renderlo credibile o spaventoso.

Un altro problema è che il film si prende troppo sul serio. Con una premessa come la sua (un orsetto immaginario che diventa una creatura infernale), ci sarebbe spazio per un approccio più ironico o grottesco. Ma Imaginary si prende sul serio in ogni scena, e questo lo rende spesso involontariamente ridicolo.

Una vena d’ironia o auto-consapevolezza avrebbe potuto salvarlo dalla noia. Invece, anche nei momenti più assurdi, il film resta rigido e pomposo.

Un film lento

Imaginary dura quasi due, inizia a massacrare lo spettatore già durante i quaranta minuti,poi si velocizza bruscamente a metà, con rivelazioni che arrivano troppo in fretta e senza il giusto climax. L’ultimo atto è pieno di azione confusa, flashback improvvisi e momenti che dovrebbero essere emotivamente potenti ma risultano frettolosi. Il montaggio contribuisce a questo problema: si passa da momenti di calma piatta a scene caotiche, senza un crescendo naturale.

Regia scolastica

Imaginary è un horror che prometteva molto più di quanto riesca a dare. L’idea di base era interessante, ma viene tradita da una scrittura pigra, una regia scolastica e una generale mancanza di visione. Il film sembra accontentarsi del minimo sindacale: qualche spavento, un’estetica già vista, e un messaggio psicologico accennato ma mai davvero affrontato.

In un panorama horror sempre più creativo e sofisticato, Imaginary appare come un prodotto pensato più per il marketing che per l’arte, il film è abbastanza dimenticabile. E forse, per un film che parla di amici immaginari, non c’è destino peggiore che essere dimenticato.

Idea interessante
Lentezza
Personaggi poco approfonditi
Dialoghi spiegoni
Design del mostro poco ispirato
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