Gamera vs. Gaos (1967): la tartaruga gigante che sfidò un pipistrello succhiasangue

Gamera vs. Gaos

Nel vasto e spesso sottovalutato universo dei mostri giganti giapponesi (kaiju), Gamera è sempre stato il cugino scomodo e un po’ trash di Godzilla.

Quando Godzilla era in pausa, arrivava lui: la gigantesca tartaruga volante che ruota come un frisbee e spara fiamme dalla bocca. E nel 1967, Gamera vs. Gaos rappresentò l’apice dell’assurdo glorioso.

Diretto da Noriaki Yuasa (1933-2004), regista storico della saga, Gamera vs. Gaos è il terzo capitolo della serie. Yuasa ha diretto quasi tutti i film su Gamera, tranne uno intitolato Se sei felice batti le mani (Shiawase nara te o tatake), una curiosa eccezione nella sua filmografia mostruosa.

Maledetta autostrada!

Tutto inizia con alcuni operai che cercano di costruire un’autostrada nei pressi del Monte Fuji. Ma, come spesso accade nei film giapponesi anni ’60, scavano troppo a fondo e risvegliano un antico male: Gaos, un mostro pipistrello assetato di sangue e allergico al sole.

All’inizio sembra che il vero cattivo sia il direttore dell’impresa, ossessionato dal costruire l’autostrada a tutti i costi. Ma sparisce presto dalla scena, lasciando spazio allo scontro tra Gamera e Gaos, che arriva senza grandi spiegazioni (ma con grande stile). A questo punto entra in scena un giornalista, desideroso di scoprire di più su Gaos. Ma viene smascherato da Eichi, un bambino dotato di un radar infallibile per adulti sospetti. Eichi porta il giornalista nella tana di Gaos, ma le cose non vanno bene: Gaos si infuria e lo mangia, una delle morti più brutali del film.

Gaos: un pipistrello scucchia sangue

Gaos è un mostro notturno che lancia raggi ultrasonici capaci di tagliare qualsiasi cosa. Una specie di bat-Dracula con la precisione di una lama chirurgica e l’appetito di un vampiro radioattivo. Le sue abitudini includono:

  • Uscire solo di notte.
  • Papparsi umani, in particolare escort e politici corrotti.
  • Auto-amputarsi le zampe per scappare

Arriva Gamera!

Come sempre, Gamera arriva dal nulla, ruggisce, salva i bambini e si prende botte da orbi. Nel primo scontro, riesce a liberare Eichi ma non sconfigge Gaos. La battaglia si interrompe e parte il classico momento da sala conferenze con scienziati, militari e nerd che elaborano piani improbabili.

Il piano A? Bombardare la tana di Gaos. Risultato? Gaos si arrabbia, distrugge Nagoya e si pappa un autobus pieno di politici corrotti e, naturalmente, escort.

Bikini e raggi solari

Dopo una notte di distruzione, arriva l’alba. Gamera scopre il punto debole di Gaos: la luce del sole. Il pipistrello gigante, colto impreparato, si autoamputa una zampa con un raggio ultrasonico pur di salvarsi.

Gli scienziati allora ideano un piano assurdo: attirare Gaos con una gigantesca vasca piena di sangue sintetico e donne in bikini. Funziona, ma solo in parte. Gaos si presenta, ma grazie al suo smartwatch biologico si ricorda dell’alba e fugge un’altra volta.

Finale vulcanico

Alla fine, l’inevitabile: scontro finale sul vulcano. Dopo una lotta furiosa, Gamera trascina Gaos nel cratere in eruzione, sacrificandosi (temporaneamente) per eliminare il mostro. Un finale eroico e tragicomico, condito da lacrime, fiamme e fumo.

Effetti speciali: plastica, cordicelle e colpi di genio

Gli effetti speciali sono esattamente ciò che ci si aspetta da un film del 1967: aerei di plastica appesi a fili visibili, modelli in cartone e sangue color tempera. Ma è proprio questa estetica artigianale e sinceramente naïve a rendere il film affascinante.

Con il senno di poi, Gamera vs. Gaos è una testimonianza unica di un modo di fare cinema fatto di passione, bambini urlanti, e tartarughe volanti.

La versione italiana

Come molti film giapponesi degli anni ’60, anche Gamera vs. Gaos è arrivato in Italia con un trattamento “personalizzato”. Ribattezzato con titoli come “Il ritorno di Gamera” o “Gamera contro Gaos, il mostro volante”, il film fu distribuito nelle televisioni locali negli anni ’70 e ’80, spesso in versioni doppiate con dialoghi adattati con estrema libertà rispetto all’originale giapponese. Il doppiaggio italiano – spesso realizzato con budget ridotti e tempistiche strette – contribuì involontariamente al fascino cult del film. Battute surreali, espressioni fuori contesto e nomi modificati (Gaos a volte diventa “Gaios” o “Gaus”) trasformano una pellicola già bizzarra in un’esperienza ancora più kitsch. In alcune edizioni televisive circolavano persino versioni tagliate, con scene eliminate o accorciate per renderle “più adatte” al pubblico giovane salvo poi lasciare intatte le sequenze in cui il mostro divora umani.

Intrattiene e diverte

Gamera vs. Gaos è molto più di un film brutto: è un film che crede sinceramente nella sua missione. Intrattiene, diverte, sciocca e a volte confonde. Ma non si prende mai troppo sul serio. Ed è forse questa la sua forza più grande.

Gamera vs. Gaos
PRO
Effetti speciali artigianali
Gaos è un ottimo villain
CONTRO
Trama discontinua
Dialoghi assurdi (soprattutto in italiano)
5